Con i bambini del terremoto
la gioia del gioco
le immagini di giovedì 9 Aprile 2009
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la copertina del Corriere della Sera
con
uno dei disegni realizzati dai bambini |
Le foto delle attività a
Pasqua
IL TERREMOTO IN ABRUZZO
I bambini, i disegni e il sisma
«La donna fugge con le lacrime»
«Qui tutti si ricordano la notte del terremoto: adulti, anziani e bambini» dice
Emanuele Legge, psicologo
Da uno dei nostri inviati Mario
Porqueddu
L’AQUILA — Facciamo il gioco dei sentimenti, proviamo a descrivere la
tristezza. «C’è una donna che scappa e piange — dice Marica — e il corpo di un
uomo è rimasto nudo lì sotto». È una bimba di quattro anni ed è sfollata nel
campo di Bazzano; per lei la tristezza adesso è fatta così. «Ma parlava con
grande serenità — assicurano gli psicologi che han no raccolto le sue parole —
nessun tono drammatico». Poi quella bam bina ha disegnato la storia che ave va
appena raccontato: si vede una figura femminile che si allontana, dagli occhi
cadono grandi lacrime celesti, e a destra c’è una casa con dentro un corpo steso
a terra. Gli esperti dicono che è giusto così.
Spiegano che la bambina non parlava di cose che ha visto, ma di
quello che ha sentito dire dai gran di, e soprattutto che va bene se lo
racconta. «Qui tutti si ricordano la notte del terremoto: adulti, anziani e
anche i bambini» dice Emanuele Legge, psicologo. Lui lo sa perché c’era: lavora
all’Asl dell’Aquila e adesso è uno sfollato. In questi giorni, da volontario,
sta assistendo gli altri profughi. «Invece di mettere tutto in un cantuccio per
poi tirarlo fuori nei momenti critici — prosegue —, è meglio esprimere. Noi
chiediamo ai bambini di inventare storie e fa vole. Alcuni parlano di fughe
nella notte o del rumore terribile che hanno sentito. Ma è normale, e ha valore
terapeutico». Del gioco dei sentimenti, ieri a Bazzano, faceva parte anche la
descrizione della gio ia: è una distesa di cuori, magari un po’ incerti, ma
molto colorati. I bambini terremotati disegnano. Ognuno quello che si sente, non
vengono indirizzati. Matteo ha fat to un prato fiorito. Laura racconta in
diretta la sua opera: «Questo qui sopra è Gesù. Poi sotto ci sono tre bambini».
Ma alla fine aggiunge un particolare, la figura di un uo mo sulla sinistra che
lancia in aria qualcosa. Sul retro, a mo’ di didascalia, scrive di che si
tratta: «Che i bambini dicono a un bandito di lasciare la pistola e andare con
loro».
Insomma, non tutti si ispirano alla tragedia che hanno appena vis suto. Però
Leila, nata in Abruzzo da genitori macedoni, da due gior ni riempie fogli con
disegni di ten de da campo: «Spostati, che non vedo bene» dice a chi si mette da
vanti al soggetto che sta cercando di copiare. Lo stesso che, coccolata da un te
am di Save the Children, ha dise gnato Gloria, 9 anni: due grosse tende
numerate, proprio come quelle che ospitano i profughi, ma circondate da farfalle
multicolore, e poi un prato in fiore, il sole, le nuvolette azzurre. E ancora:
c’è chi ha dipinto una grossa jeep, come quel le che circolano all’Aquila da
gior ni. C’è Davide, che ha messo le montagne dell’Abruzzo sullo sfon do, un
elicottero in cielo e un’ambulanza a terra. È quello che vede quando si guarda
attorno dal campo di Piazza d’Armi, dove abita ora.
Un altro bambino di quella ten dopoli si
è cimentato con le tecniche ad acquerello: su un cartoncino ha dipinto una casa
nera, e non si sa se gli è scappata la mano oppure se è un effetto voluto, fatto
sta che quell’edificio sembra tremare. Sopra c’è un volo di uccelli, neri an che
loro. Ma in alto ha disegnato un bel sole che ride, e di lato un al bero in
fiore. «È riuscito a descrive re tutto — dice Italo Cassa, della Scuola di Pace,
venuto all’Aquila per far disegnare i bambini —: in quel quadro c’è il dolore,
ma ci so no anche vita e speranza».