SANTA LUCIA
Nacque
a Siracusa, ma non si conosce con certezza la data.
La sua vita d'altra parte è intessuta di elementi
leggendari, che stanno a testimoniare l'enorme
venerazione di cui la santa ha goduto e gode.
La sua passio afferma che Lucia subì il martirio
sotto Diocleziano, per cui si è voluto fissare la
data di nascita al 283. Il più antico documento che
la riguarda è un'iscrizione del V secolo in cui si
parla di una certa Euskia, morta il giorno "della
mia patrona Lucia".
Secondo la passio la giovane apparteneva a una ricca
famiglia siracusana, promessa sposa a un pagano. Per
una malattia della madre compì un viaggio a Catania,
per visitare il sepolcro di S. Agata, sul quale
pronunciò il voto di conservare la verginità.
Distribuì perciò i beni ai poveri e rinunciò al
matrimonio. Arrestata su denuncia del fidanzato, fu
sottoposta a diverse torture: condotta in un
lupanare, trascinata da una coppia di buoi, cosparsa
di pece bollente, posta sulla brace ardente. Per
sfuggire al carnefice si strappo gli occhi. Solo
dopo questi tremendi tormenti cadde sfinita e morì.
Le sue ossa non si trovano a Siracusa in quanto,
come pare, trafugate dai bizantini, Furono portate a
Costantinopoli, da dove furono saccheggiate dai
Veneziani.
La sua festa cade il 13 dicembre. Prima
dell'introduzione del calendario moderno (1580) si
celebrava il 21 dicembre il giorno del solstizio
invernale, da cui il detto "S. Lucia il giorno più
corto che ci sia".
La festa è caratterizzata da pratiche devozionali di
tipo magico-esorcistico e solare-agrario. Si
confezionano in questo giorno pani a forma di occhi
che, benedetti, si mangiano con lo scopo di
preservarsi da malattie oculari. A lei si offrono
anche ex voto d'argento a forma di occhi, che
vengono appesi sulla "vara" il giorno della festa. I
fuochi accesi la vigilia della festa sono
l'indicazione più evidente che ci troviamo in
presenza di rituali Festivi legati al trapasso
stagionale più delicato dell'anno, col progressivo
scemare della luce, per cui occorre esorcizzare, il
pericolo del non ritorno della luce.
La Santa è stata più volte messa in relazione con la
dea greca Demetra o con la romana Cerere, i cui
attributi principali erano il mazzo di spighe e la
fiaccola. I fedeli recano come offerta frumento
bollito, cibo cerimoniale che veniva consumato anche
nei misteri della dea greca. "Luce degli occhi,
della vista", "luce del mondo", "luce cosmica": le
espressioni rivelano non solo una chiara simbologia
spirituale di grandissima intensità, ma soprattutto
quella visione cosmologica delle civiltà passate e
delle moderne culture contadine in cui s'alternano
luce e notte, vita e morte, in un percorso che nella
sua circolarità e garanzia di un eterno fluire e
ritornare delle cose: l'eternel retourn, come
direbbe M. Eliade.