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& Peace Calendario Multicolorato per la Pace 2011 |
Rogo di Giordano
Bruno |
ROGO DI GIORDANO BRUNO A CAMPO DE'
FIORI Un rogo che arde da oltre 410 anni, quello di Campo dei Fiori in Roma dove nella fredda mattinata del 17 Febbraio 1600 fu arso vivo Giordano Bruno. Una fiamma che da allora continua a commuovere ma anche a riscaldare i cuori e le menti di generazioni di uomini che, sull’esempio di Giordano Bruno, si battono perché le ceneri dell’oscurantismo dogmatico non soffochino la libertà di pensiero e di ricerca. AVEVA ISPIRATO ANCHE SHAKESPEARE Bruno fu portato al supplizio dopo un processo per eresia durato ben otto anni. Otto anni in cui la Santa Inquisizione costrinse in catene (e forse sottopose anche alla tortura fisica, ma non è del tutto certo) un uomo che aveva aperto nuove frontiere del pensiero in tutta Europa, soprattutto in Inghilterra dove aveva dato un impulso determinante alla “Nova Filosofia”, nutrendo ed ispirando con le proprie idee personaggi come Bacon, Fludd, Newton ed Ashmol. Taluni studi attribuiscono a Giordano Bruno un ascendente diretto anche nell’opera di William Shakespeare. AL SUPPLIZIO CON LA “MORDACCHIA” Una mente libera che metteva a repentaglio il controllo delle coscienze che la Chiesa pretendeva allora (ed ancora un po’ oggi) di monopolizzare. Una mente così temuta da sottoporre il povero Giordano Bruno anche all’estremo supplizio della “mordacchia”, uno strumento applicato alla bocca del condannato, che gli impediva di proferire qualsiasi parola, né urla né lamento, mentre veniva bruciato sul rogo. Giordano Bruno morì proprio per questo: la sua libertà faceva paura, mostrava la fallacità della Chiesa (che ancora negava Copernico e la sfericità della Terra), facevano paura gli orizzonti che il suo pensiero apriva alla scienza al di là degli angusti vincoli dogmatici che la religione pretendeva di imporre. Una paura che lo stesso Bruno rinfacciò ai suoi giudici nel momento stesso in cui gli fu letta la sentenza di morte: “Forse con più timore pronunciate questa sentenza contro di me – disse – di quanto ne provi io nell’accoglierla”. Una paura che impedisce ancora oggi alla Chiesa Cattolica di chiedere perdono per quel rogo e per quella condanna (ritenendo che per quei tempi si trattò comunque di un “giusto processo”)
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